Se non hai ancora avuto occasione di visitare la Biennale di Architettura di Venezia hai tempo fino al 25 novembre 2018. Tra i Giardini, l’Arsenale e altri luoghi in giro per la città, potrai entrare in contatto con un’idea di spazio architettonico libero, una celebrazione della capacità dell’architettura di farsi spazio nonostante i limiti e le situazioni. Freespace è il titolo della 16ª edizione della mostra curata da Yvonne Farrell e Shelley McNamara e che vuole essere un inno alla libertà, al darsi un po’ più di tempo, al prendersi delle pause e muoversi più lentamente. Il percorso è molto ricco e articolato, ecco su cosa concentrarti per non perderti il meglio di questa edizione.
Sono 10 le cappelle realizzate da altrettanti architetti selezionati per il Padiglione dello Stato Vaticano. Tra queste, da non perdere quella dell’architetto Norman Foster, interamente costruita in legno e immersa nel verde.
Completamente differente quella progettata da Eduardo Souto de Moura, premiato con il Leone d’oro come miglior partecipante per Vol de Jour, due immagini aeree che presentano il prima e il dopo dell’intervento dell’architetto su una zona. La sua cappella è una costruzione che trova la sua sacralità nell’essenzialità dei blocchi in pietra affiancati l’uno all’altro.
Si è aggiudicato il Leone d’oro come migliore partecipazione nazionale il Padiglione svizzero. Apparentemente sembra un normale interno, con porte e finestre, ma entrando si scopre di trovarsi in un ambiente a diverse scale di grandezza per cui puoi trovare davanti ad una porta spropositamente grande e poi una molto piccola. Il risvolto ludico è inevitabile!
Si inserisce alla perfezione nelle tematiche della mostra ed ha conquistato una Menzione speciale il padiglione della Gran Bretagna. Un padiglione completamente vuoto, privo di muri, che si accorda alla perfezione con il titolo della mostra. Attrazione principale del padiglione è la possibilità di gustarsi un buon té salendo sulla terrazza a partire dalle 16. La vista da qui è incantevole!
L’architetto giapponese Toyo Ito all’Arsenale si propone di realizzare uno spazio libero da tutti i punti di vista, anche dall’ego dell’architetto. Un luogo in cui i visitatori possono sentirsi a proprio agio, avvertire un senso d’unione e dove stare in pace e tranquillità. Solo attraverso la presenza delle persone acquisisce senso, altrimenti sarebbe privo di funzione e di logica.
Dedicato all’architetto milanaese Luigi Caccia Dominioni, maestro del Novecento scomparso nel 2016, il padiglione progettato da CZA-Cino Zucchi Architetti inserito nel Padiglione Centrale ai Giardini. Attraverso disegni e documenti originali, fotografie è possibile operare una lettura che porta dalla scala della città a quella dei materiali e degli interni.
Si è aggiudicato una menzione speciale l’indiano Rahul Mehrotra di RMA Architects che ha presentato tre progetti per il suo Paese, l’India, al secondo posto mondiale per popolazione. Tre diverse interpretazioni che mirano ad attenuare le differenze di classe stimolando l’empatia e a trovare soluzioni adeguate alle condizioni climatiche del luogo.
In occasione della 16ª Biennale Dorte Mandrup presento con il nome Conditions l’Icefiord Centre in Groenlandia, nato dal superamento di una serie di ostacoli dovuti al luogo e al clima. Uno spazio abitabile pensato per favorire l’interazione sociale in un territorio abitato da Inuit e norvegesi, ma anche altamente poetico.
