Il lavoro d’ufficio è penalizzante per la produttività. Almeno secondo quanto riferiscono le aziende che hanno iniziato ad applicare modalità di “lavoro agile“. Se non si hanno orari e postazioni di lavoro fisse si lavora meglio, la produttività aumenta, il buonumore si diffonde e si crea uno spirito di squadra che porta a raggiungere migliori risultati, poiché si punta verso un obiettivo. Lo smart working è una realtà per molti lavoratori in Italia e i numeri sono in crescita.
I numeri
Le modalità di lavoro flessibile interessano sempre più persone, secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano sono più di 300 mila, con un aumento del 14% rispetto al 2016. Lo stesso osservatorio registra un aumento medio della produttività del 15%. Ciò ha effetti positivi sull’azienda ma anche sul PIL del Paese. Come è facile immaginare la metà degli smart worker trova soddisfacente il proprio planning settimanale, mentre solo il 22% dei lavoratori tradizionali è dello stesso parere.
Conciliazione lavoro – famiglia
Orari più flessibili consentono di poter dedicare più tempo alla propria famiglia, senza smettere di lavorare. Utile soprattutto per le famiglie alle prese con figli o genitori anziani da accudire. Si può lavorare da casa o da un altro luogo che è il lavoratore a scegliere. In questo modo aumenta il senso di responsabilità verso il lavoro e si trae maggiore soddisfazione per il proprio operato.
Esempi di aziende che applicano lo smart working
Nel 20121 Intesa Sanpaolo prevede di portare a ventiquattromila i dipendenti coinvolti nel lavoro agile, mentre ad oggi ne ha già coinvolti un terzo. Acegas ha lavoratori che svolgono mansioni più operative all’esterno dell’azienda, mentre chi lavora in ufficio ha la possibilità di applicare il concetto di smart working un giorno a settimana. Vodafone ha già adottato il progetto smart working per 3500 dipendenti, e pone l’attenzione sulle esigenze dei neogenitori. Ma anche molte altre aziende, anche indirizzate alla produzione come Benetton, Electrolux e Safilo, portano avanti progetti sullo smart working.
Permangono invece, le difficoltà per le pmi di far fronte a questa tipologia di cambiamento, anche per la difficoltà burocratiche dovute all’avvio di progetti del genere.
Un cambio epocale
Lo smart working presuppone un nuovo approccio al lavoro. Ogni dipendente non lavora perché è sul posto di lavoro e si sente controllato, ma perché punta a raggiungere un obiettivo con il vantaggio di poter scegliere il momento della giornata in cui svolgere le proprie mansioni. Si tratta di un cambiamento culturale non indifferente. Dal punto di vista delle aziende, si ha inoltre il vantaggio di poter assumere impiegati che prima non si sarebbero avvicinati per via della collocazione geografica. Oltretutto, evitare la necessità di spostarsi da casa significa guadagnare tempo e ridurre le emissioni inquinanti dei trasporti utilizzati.
La legge sul lavoro agile
La legge 81/2017, entrata in vigore a giugno 2017, dedica il Capo II al lavoro agile. La sua introduzione elimina il vincolo del luogo in cui deve essere svolta la prestazione di lavoro. Da quel momento si è registrato un incremento delle persone coinvolte in modalità lavorative nuove “allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”. Precedentemente erano stati messi in atto soltanto progetti sperimentali. Il punto chiave della legge è l’introduzione di tutele in materia di salute e sicurezza del lavoro.
Sarà questo la maniera di lavorare più diffusa in futuro?
