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Zaha Hadid: un’architetta grintosa e rispettata

22 Febbraio, 2018
raffaela

Zaha Hadid ci ha lasciato nel 2016, ma il suo talento, la sua personalità e il suo lavoro faranno la storia dell’architettura e del design. È stata pioniera in molti aspetti e la prima donna a ricevere il prestigioso premio Pritzker. Prima di Zaha Hadid la maggior parte degli architetti donna avevano successo solo nell’ombra dei loro mariti, come Aino Aalto o Lilly Reich. Immigrata di origini arabe, non è stato facile per lei aprirsi un varco in un mondo maschile per tradizione, ma è riuscita a lasciare uno spiraglio a un’intera generazione di architetti. Zaha è stata un’artista mondiale. Non ha realizzato solo edifici, ha anche dedicato parte del suo lavoro alla creazione di oggetti. Alcuni dei suoi progetti sono esposti al MOMA.

Zaha Hadid: un’architetta grintosa e rispettata

Zaha Hadid è a tutti gli effetti un’architetta che ha rotto gli argini, e che per questo è stata molto criticata ma anche rispettata globalmente. Ci lascia in eredità un lavoro imponente che continuerà a vivere seguendo i suoi principi.

Un linguaggio architettonico unico e inconfondibile

La personalità e il carattere delle opere di Zaha Hadid sono inconfondibili. Il suo linguaggio architettonico è ricco di personalità e forme riconoscibili. La ricordiamo per i suoi primi progetti di ricerca futurista, con uno sguardo trasgressivo e innovativo. Nel suo stile dominano le forme non rettilinee e tridimensionali.

Formatasi negli anni settanta nell’ambiente del decostruttivismo londinese, e studentessa presso la prestigiosa AA (Architectural Association), la sua educazione è stata influenzata anche dai suoi primi anni presso l’OMA (Office of Metropolitan Architecture)di Rem Koolhaas.

Primi progetti: da teoria a costruzione

Zaha Hadid ha avuto qualche difficoltà a trasformare le sue idee in edifici. È solo negli anni novanta che il primo dei suoi progetti diventa finalmente un edificio vero e proprio. Si trova a Weil am Rhein (Germania), molto vicino a Basilea, città in cui costruisce la caserma dei vigili del fuoco nel campus della Vitra. Osservandone i muri si capiscono molte cose e si trovano risposte a molte domande.

Per Zaha la forma non deve per forza seguire la funzione. In quest’opera troviamo una parte delle sue idee: volumi leggeri con forme appuntite, prismatiche e angolari. Giochi di luci e ombre, pochi materiali e integrazione dell’edificio nel paesaggio.

Il passaggio da angolosità a sinuosità delle curve

Anche se gli angoli acuti e appuntiti riempivano le sue prime opere, nei progetti successivi le forme si sono ammorbidite. La curva è diventata sempre di più protagonista: spirali e spazi fluidi dominano i suoi progetti, dando una sinuosità davvero speciale agli edifici. I volumi sono diventati sempre più complessi, creando insiemi spaziali in cui la struttura, sempre funzionale, era la protagonista.

Il consolidamento delle risorse formali

Le risorse formali si consolidano in alcune delle sue ultime opere, come l’elegante centro Heydar Aliyev a Baku (2013). In questo edificio si stabilisce una relazione fluida tra la piazza circostante e l’interno. Risalta l’uso di linee sinuose, la fluidità geometrica dell’esterno e della sala concerti all’interno. Il centro, progettato per diventare l’edificio principale dei programmi culturali nazionali, si allontana dall’architettura rigida e sovietica di Baku, e aspira a esprimere la sensibilità culturale del paese e l’ottimismo di un popolo che guarda verso il futuro.

Zaha Hadid archistar

I numerosi premi (Pritzker, Mies Van de Rohe, Stirling…) tra i più importanti nel mondo dell’architettura hanno reso Zaha Hadid un personaggio mediatico, non solo tra gli architetti ma anche a livello globale: uno status raggiunto da pochissime persone. Ha vinto il concorso per creare una sorta di “effetto Guggenheim” in varie città e ha progettato il Riverside Museum di Glasgow o il Maxxi di Roma. Il Riverside Museum è un edificio imponente fin dalla facciata, che ne sintetizza l’insieme. Nasce dal passato industriale di Glasgow e diventa l’elemento integrante di una città moderna che punta verso il futuro.

Opere incompiute: appartamenti a New York

Uno degli ultimi edifici progettati da Zaha Hadid prima di morire è stato inaugurato alla fine del 2017 nella High Line di New York. Le finestre in acciaio dalle forme organiche della facciata sorprendono e lasciano un’impronta inconfondibile. Fedele al suo stile ricco di curve futuriste, tutti gli appartamenti di lusso sono diversi, con finestre e terrazza sinuose. Curiosamente l’architetta aveva progetti in quasi tutto il mondo, tranne a New York. Ma alla fine ce l’ha fatta.

Opere incompiute: Zaha Hadid nel porto di Anversa

Pochi mesi dopo la morte di Hadid, Anversa ha inaugurato il nuovo Port House. L’edificio integra il design avanguardista con la storia della città, centro del commercio mondiale dell’industria delle pietre preziose. Nasce proprio da qui la sua forma geometrica e la sua struttura vetrata, che ricorda sia un diamante che il profilo di una nave. Pilastri in cemento e acciaio sostengono l’ampia struttura in vetro, da cui si può godere una spettacolare vista a 360° sul porto e sulla piazza sottostante.

Oggetti di design

La personalità traboccante e instancabile di Zaha (alcuni amici che hanno lavorato con lei raccontano che viveva per il suo lavoro, che era la sua più grande passione) l’ha spinta a disegnare vestiti, borse, scarpe e anche un’automobile. A Zaha piaceva reinventare se stessa e, grazie alla collaborazione con alcune case di moda, è riuscita a plasmare le sue passioni in formato ridotto.

Zaha Hadid: un’artista mondiale che ci mancherà

Le varie facce di Zaha Hadid (architetta, designer, artista e insegnante) la rendevano una figura unica e insostituibile. Alcuni dei suoi bozzetti sono esposti al MOMA di New York, e i suoi complementi di design sono già icone cult. Il suo ufficio, con oltre 400 dipendenti, continuerà a lavorare per onorare la sua memoria.

La sua scomparsa prematura ha lasciato un vuoto difficile da colmare per l’architettura del XXI secolo. Una volta disse che “più che uno stile, il mio è un voler essere sempre al limite dell’innovazione”. Zaha Hadid era così. Un’architetta con uno stile personale di cui il mondo dell’architettura sentirà la mancanza.

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