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Bonus Edilizia: cosa è chiaro e cosa resta ancora incerto

16 Luglio, 2020
raffaela

Ferve l’attenzione sull’ecobonus del 110%, una detrazione importante che ha alimentato l’interesse generale dei cittadini che vorrebbero usufruirne e dei professionisti coinvolti, chiamati a consigliare, a progettare, a gestire. Anche tu sei stato consultato dai tuoi clienti su questo tema? Non è banale dare consigli su un argomento che attende ancora di essere chiarito in tutte le sue parti, proprio per questo il primo consiglio da dare ai tuoi clienti è: non avere fretta, non correre il rischio di sbagliare.

Bonus Edilizia: cosa è chiaro e cosa resta ancora incerto


A suggerirlo sono gli esperti intervenuti a un convegno sull’ecobonus organizzato dall’ordine degli architetti di Brescia. Sullo sviluppo della regolamentazione legata a questo importante incentivo, spiegano alcuni aspetti chiari e altri ancora in via di definizione.

La prima buona regola è far capire al cliente che la responsabilità economica resta nelle sue mani. Quindi, se dovesse emergere qualche problema strada facendo, l’onere di saldare i conti è sua. 

A proposito di pagamenti: uno dei problemi più frequenti in questo momento è che i professionisti vengano convocati per valutare la fattibilità degli interventi e magari per progettarli, poi però emergono criticità che impediscono all’accesso al bonus oppure il cliente cambia idea. E il lavoro fin qui fatto? Il tempo dedicato? Se l’ecobonus non copre: chi paga? Torniamo alla prima regola, che vale anche se l’intervento di risanamento non viene nemmeno iniziato, per qualunque ragione. La consulenza e la progettazione deve comunque essere remunerata dall’utente in base alla parcella concordata. È quindi bene firmare un contratto per l’incarico professionale.

Questo tema, insieme ad altri, fa sì che solo le imprese più grandi e strutturate riescano ad accedere a questo tipo di commessa. Quali sono le difficoltà? C’è un problema di dilatamento dei tempi di pagamento, che l’impresa più piccola può faticare a reggere. Soprattutto se si fa carico del credito di imposta, può diventare troppo oneroso nella gestione del cash flow. Le banche cosa dicono? Sembrava che potessero farsi loro carico del credito. Vero, così pareva, ma questo è un punto ancora controverso. Secondo alcuni le banche avrebbero proposto di assumersi il credito, ma riconoscere all’utente il 90%. Fermo restando che questa è una voce non confermata, difronte a questa possibilità alcuni utenti si sono scoraggiati. Invece occorre far comprendere ai nostri clienti che se anche un’operazione di ristrutturazione costasse loro il 10% del valore, poniamo ad esempio 10.000 euro anziché 100.000, sarebbe comunque un ottimo affare!.

Restiamo allora sull’argomento denaro: c’è qualche punto fermo? «Certo, c’è innanzitutto la congruità economica: i costi non devono essere gonfiati, devono essere coerenti con i tetti di spesa, che vengono indicati anche al metro quadro, secondo preziari nazionali o locali».
E qualche certezza sul lato tecnico? Alcuni aspetti sembrano ormai chiari: il primo è che il bonus vale anche per le seconde case. Ogni utente può usufruirne quindi per due edifici, ma anche di più se ha delle proprietà in condomini che vogliono fare delle operazioni di risanamento. Il secondo è che l’APE va rilasciata due volte, prima e dopo l’intervento; quello che al momento non è certo è se potrà essere sufficiente un’APE per condominio o sarà necessario rilasciarne una per abitazione. Il terzo è che le villette a schiera, inizialmente concepite come “condominio orizzontale” sono ora considerate come unità singole, purché abbiamo un ingresso indipendente. Il quarto, davvero importante, è che il bonus può essere richiesto esclusivamente per edifici che non presentino abusi edilizi: vanno sanati prima, altrimenti noi professionisti ci assumiamo una grossa responsabilità, anche penale. A proposito di responsabilità, il quinto è che i professionisti devono avere una polizza in relazione al numero di attestazioni, con un massimale non inferiore ai 500.000 euro.

Con l’ecobonus, infine, si integra una ulteriore opportunità: il Bonus Domotica. Questo permette di detrarre il 65% delle spese sostenute per la “casa intelligente”, ovvero per l’acquisto e l’installazione di impianti domotici che consentono il controllo a distanza di riscaldamento, climatizzazione, luce ecc. 

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